giovedì 5 gennaio 2017

Robert Marchand nell'olimpo del ciclismo mondiale a 105 anni!



Qualcuno ha detto che lo sport fa male, qualcuno ha detto che il tempo passa per tutti, qualcuno ha detto che arrivati ad una certa età bisogna smettere di sognare. 
Robert Marchard non è famoso come Coppi o Bartali ma va annoverato nella storia del ciclismo mondiale perchè ha sfidato le leggi del tempo, le leggi della razionalità, le leggi del cuore e ha vinto. Si, ha vinto perchè ci vuole coraggio a 105 anni e passa a mettersi ancora in gioco e scendere in pista, a volerci provare, ad aver ancora la voglia di lottare, di soffrire e a voler inseguire ancora i propri sogni. Robert è nato a novembre del 1911..si prima dell'inizio della prima guerra mondiale avete capito bene ed ha percorso oggi 22547 metri in 60 minuti in sella a una bici, realizzando il nuovo record dell'ora per questa categoria (Master Class over 105, categoria creata appositamente). Robert non ha utilizzato una bici da cronometro o delle ruote particolarmente performanti (ad alto profilo o lenticolari per intenderci) ma ci ha messo tutta la propria grinta, tutto il proprio cuore ed il proprio coraggio in questo record. 
Al traguardo oltre a gioire per il nuovo record non ha mostrato tantissima soddisfazione: «Avrei potuto far meglio - ha spiegato - Non ho visto che mancavano gli ultimi dieci minuti. Altrimenti sarei andato un po’ più veloce». 
Questo la dice tutta sul carattere e sull'atteggiamento di questo corridore, perchè se a 105 anni, dopo un'ora passata a pedalare hai anche la capacità di analizzare la tua prestazione, sei un fenomeno! 
Non ci sono tante persone al mondo in grado di regalare emozioni del genere o appassionare la gente al grande ciclismo ma per me Robert (Alto 1,52 metri per 51kg, fisico da scalatore più che da cronomen) ha regalato al numeroso pubblico in pista oltre ad un nuovo trionfo che lo porta in cima all'olimpo mondiale del ciclismo anche delle bellissime emozioni. Vedere la commozione negli occhi di questo ciclista all'arrivo ci fa capire davvero che la vita va vissuta sempre fino all'ultimo istante. Robert con la sua impresa ci fa capire che si può vivere bene  (se la salute ci assiste) anche da anziani e che non si deve mai smettere di sognare e di vivere intensamente la propria esistenza.

La vita di Robert è stata contrassegnata anche da una carriera nella Boxe e nella ginnastica dove diventò anche campione francese nel 1924!!! A 20 anni i medici gli consigliarono di rinunciare a passare professionista nel ciclismo, sport che ha sempre avuto nel cuore e che ha continuato a praticare per tutta la vita. 


Nella sua vita ha adoperato un perfetto stile di vita senza fumo e con una dieta sana: "Ho sempre fatto sport, sempre mangiato tanta frutta e verdura e mai bevuto troppo caffè. Faccio tra i 10 ed i 20 chilometri al giorno sulla bici, ma tutto al coperto; non voglio uscire perchè ho paura di prendere freddo!". 
Robert, rimasto vedovo nel 1943 e non avendo figli, ha iniziato ad andare fin da giovane ma seriamente solo dopo i 67 anni di età mostrando al mondo intero quanto lo sport praticato costantemente riesca a mantenere giovane il corpo. 
Chiaramente le sue sono doti genetiche particolari visto che fino a 100 anni ha goduto di ottima salute e ha subito una sola operazione per la cataratta. Ora porta gli occhiali ma solo per leggere il giornale! 


Jean-Michel Richefort, uno dei suoi coach ,spiega che Robert "Ha un cuore fuori dal comune, il cuore di un 60enne con un ritmo cardiaco lento e regolare", "Ha anche una pedalata regolare ed è efficiente. Dopo alcuni test nei giorni scorsi aveva calcolato di poter realizzare circa 22,500 metri in un ora e per questo motivo ha adottato un 46X17 come rapporto. 


Il nonnino francese è diventato famoso ad oltre 100 anni, nel 2012 quando realizzò il primo record dell'ora per la categoria master over 100 Years percorrendo 24251 metri in 60 minuti. 
Pochi mesi dopo, il 28 settembre 2012, Robert Marchand stabilì il record sui 100 km  nella categoria Master over 100 years a Lione percorrendo i 100 km in 4  h  17  min  27  s , alla media di più di 23 chilometri all'ora . Credo che molti giovani avrebbero fatto fatica a seguirlo in quell'occasione.
Due anni dopo a 102 anni (gennaio 2014) migliora se stesso nella più grande corsa della sua vita:  26,927 km in 60 minuti. Un record pazzesco considerando la difficoltà di mantenere l'equilibrio e disegnare le curve all'interno di un velodromo con la gente che ti incita e ti distrae. 

Come se non bastasse nel giorno del suo 103° compleanno, ha affrontato una salita di circa 10 chilometri e 450 metri dislivello in 56 minuti; la salita in questione è situata nel dipartimento dell’Ardèche nel Massiccio Centrale e dal 2011 è ribattezzata Col du Marchard proprio in suo onore.

Verrebbe da dire...la vita inizia a 100 anni vero Robert? 




mercoledì 6 aprile 2016

L'assolo di Sagan e la determinazione del vecchio leone Cancellara


Quando uno all'arrivo di una corsa di 255 km , 18 muri con oltre 2500 metri di dislivello in totale, una fuga solitaria negli ultimi chilometri ha la forza di impennare la bici e festeggiare la vittoria del suo primo giro delle Fiandre vuol dire che è un fenomeno. Un professionista normale avrebbe avuto i crampi e si sarebbe steso sul traguardo per la fatica. Peter Sagan 26 enne slovacco del team Tinkoff ha già fatto capire con il suo carattere e il suo modo di fare istrionico che è un vero e proprio fuoriclasse (una sorta di Valentino Rossi delle due ruote non a motore). Il campione del mondo su strada ha dichiarato all'arrivo che il fiandre è stato corso "full gas" dal primo all'ultimo metro. 
Peter Sagan spesso è stato dipinto come eterno secondo ( innumerevoli i suoi piazzamenti nelle gare anche di prestigio fino ad oggi disputate) ma i tifosi hanno sempre apprezzato il suo modo di correre e sopratutto di emozionare. Probabilmente è uno dei pochi che si diverte mentre pedala e fa divertire chi guarda alla televisione le sue azioni. Sagan è un vero personaggio tant'è che è stato capace a 3 km dall'arrivo di girarsi un attimo verso sinistra per vedere un cicloamatore che percorreva la pista ciclabile affianco a se e fare un sorriso mentre era in fuga a disputarsi una delle 5 classiche monumento del ciclismo. Questo è Sagan, un ragazzo che anche a parole sa il fatto suo ( notevole il suo discorso da neo-campione del mondo dell'anno scorso ). 
Lo slovacco ha corso come un vero campione scattando a 32,5 km dal termine insieme a Michal Kwiatkowski, era al comando insieme a Sep Vanmarcke. L'assolo finale, di fatti un vero e proprio capolavoro è stato fatto da Sagan sull'ultimo muro, il Paterberg, 360 metri tutti in pavé, pendenza media, 12,9%, con punte al 20,3%, quando mancavano 13,2 km dall'arrivo a Oudenaarde. 


Non abbiamo dati certi sulla potenza erogata da Peter Sagan sull'ultima salita ma considerando che il 9 all'arrivo Dimitri Claeys ha sviluppato 491 Watt sull'ultima ascesa è molto probabile che Sagan abbia superato i 550-600 watt medi sul mitico Paterberg. Brillante anche l'azione del 3 volte vincitore del Fiandre Fabian Cancellara che con una azione spettacolare è riuscito a riportarsi fino al 2 posto in cima allo strappo ma ormai Sagan era lontano di circa 15 secondi. 

L'unico rammarico di Cancellara può essere quello di non aver seguito l'attacco di Sagan a 32 km dall'arrivo ma c'è da dire che il campione del mondo si trovava in una giornata super e probabilmente l'esito della corsa non sarebbe cambiato. 

Il finale del Fiandre si è trasformato in una sorta di minitappa a cronometro tra Sagan davanti e Cancellara dietro, al quale Vanmarcke ha avuto la forza di dare solo pochissimi cambi. In teoria Cancellara, eccellente cronoman, pareva in grado di ricucire lo strappo ( ad un certo punto sceso da 25 a 12 secondi), invece Sagan ha saputo mantenere un’andatura costante e redditizia, incrementando addirittura il proprio vantaggio fino al meritato trionfo nella edizione n.100 del giro delle Fiandre.






Sul podio è stato emozionante la stretta di mano tra Cancellara e Sagan che ha riconosciuto il grande potenziale del campione del Mondo. Fabian Cancellara era al suo ultimo fiandre e all'arrivo era visibilmente commosso dal tributo che il pubblico gli ha fatto sul traguardo. Le emozioni che il campione svizzero ha lasciato nei cuori dei suoi tifosi al giro delle Fiandre sono innumerevoli ed i 3 successi ottenuti lo hanno portato nella storia di questa corsa. 
Sempre interessanti le battute a fine corsa del corridore svizzero: 
 "Il secondo non è il primo che è la Storia. Oggi non siamo assistiti dalla fortuna. Ci sono state cadute, cambi di bicicletta. Ho dato il massimo ma la corsa era davvero dura dall'inizio" . All'arrivo lo stesso Cancellara è stato molto onesto  e sportivo "Ha meritato di vincere Sagan, non sono superman". Da tifoso non si poteva avere un epilogo migliore per questa corsa sia in termini di spettacolo che in termini di vincitori e vinti.  Il campione del mondo è il più valido vincitore che potesse esserci e un'azione solitaria del genere merita tutti gli applausi del grande pubblico del ciclismo. Nell'era dei cellulari, delle radioline, delle ammiraglie ha vinto il coraggio, la determinazione e la voglia di provarci di un giovane campione che non ha avuto paura dei grandi campioni. Questo è il ciclismo che vorremmo sempre vedere! 



lunedì 21 marzo 2016

Il giallo della Vittoria di Demare alla Milano-SanRemo su Strava



Continuano le polemiche sul francese Arnaud Demare dopo la sua vittoria alla Milano-San Remo di sabato scorso. A scatenare il tutto sono state le frasi all'arrivo di Matteo Tosatto ( non un corridore qualsiasi ma un ciclista 41 enne in gruppo dal 1997 e di certo uno che in gruppo è rispettato) : 
"Prima della Cipressa, Demare era staccato. In salita ci ha superato a doppia velocità attaccato alla sua ammiraglia. Non ho visto se al finestrino o con una borraccia. Poi in volata sarà andato anche forte. Ma senza quel traino, allo sprint non ci sarebbe mai arrivato. Io una cosa così, fatta in modo tanto spudorato, non l'avevo mai vista". Eros Capecchi, un altro corridore affidabile e non di primo pelo, aveva subito confermato alla Gazzetta dello Sport: "Demare ci ha passato in salita a 80 all'ora. Una cosa mai vista. Ero a ruota di Tosatto, ho visto tutto molto bene. Demare era aggrappato sulla destra dell'ammiraglia. Uno schifo!"

Demare ha risposto a queste accuse con queste dichiarazioni : 
 "Ci sono sempre dei cattivi perdenti. Sono caduto e ho avuto accanto la moto del commissario. Se mi fossi attaccato alla macchina, sarei stato penalizzato. Ricordiamo quello che è successo a Nibali alla Vuelta. Non avrei mai rischiato quella che è la mia più grande vittoria per questo. La verità è che questi italiani erano amareggiati del fatto che un giovane francese di 24 anni avesse vinto in via Roma".

La realtà di cosa sia realmente successo in corsa forse può essere estrapolata dai dati di Strava ( famoso sito internet dove tutti i ciclisti condividono le proprie performance). 
Nella salita della Cipressa Arnauld Demare ha registrato la migliore performance con una scalata a quasi 34km/h di media in 10minuti e 2 secondi, 3 secondi più veloce di uno come Giovanni Visconti che aveva provato l'attacco in quel segmento. 
Visconti pesa 63kg e ha vinto svariate gare con arrivi anche in salita (esempio la tappa epica sul Galibier del 2013) mentre Demare è il classico velocista di 78kg ( a quello che riporta wikipedia) e 15 kg in salita di differenza fidatevi che son tanti. 


 Analizzando nello specifico la telemetria su strava si può osservare che al km 280 al termine della salita di Costarainera ( Cipressa) in corrispondenza del puntino blu il corridore francese andava a 50 all'ora. Nello stesso tratto Visconti saliva a circa 41Km/h. Sono un cicloamatore di basso livello ma 50 all'ora in salita credo che nemmeno il miglior Pantani sarebbe stato in grado di farli. 


Analizzando gli ultimi 26km di gara si può notare come il corridore francese abbia registrato un tempo nettamente superiore a quello degli altri ciclisti in gara.


Difficile poter esprimere con certezza le dinamiche della corsa ma di certo qualche dubbio vedendo questi dati rimane. 

mercoledì 16 marzo 2016

Pantani: i dettagli sconvolgenti del rapporto dei nas sul controllo antidoping del 5 giugno 1999



Dopo le rivelazioni degli ultimi giorni in merito al caso Pantani emergono ulteriori dettagli interessanti sulla vicenda.  Per i Pm, come è ormai noto, a ordinare la fine sportiva di Marco Pantani, a due tappe dalla vittoria del Giro d’Italia del 1999, potrebbero essere stati direttamente i clan di Secondigliano. Mentre ad agire fu qualcun altro. Qualcuno che poteva aver accesso alle provette per manipolare il sangue ( esattamente il termine tecnico è la deplasmazione del sangue). 
Ma come si fa a manipolare una provetta di sangue? L'immagine sovrastante è abbastanza esplicativa di come viene calcolato il valore dell'ematocrito. Il sangue è composto da Plasma e Globuli Rossi. Se la percentuale di globuli rossi è superiore a 50 si superava il limite imposto all'epoca dai regolamenti UCI e si veniva esclusi da qualsiasi corsa per motivi di salvaguardia della salute del corridore.  
In un’ora dal prelievo in un campione avviene la separazione tra plasma e parte corpuscolare, ma basta aspettare meno, anche venti minuti, e poi sottrarre dal plasma una piccola quota con una pipetta pasteur per alterarla. 
Una procedura che farebbe aumentare il valore dell’ematocrito e scendere quello delle piastrine: esattamente quello che si verificò sul campione di sangue di Pantani. Tesi confermata dagli esami a cui il Pirata si sottopose all’ospedale di Imola poche ore dopo, e che infatti diedero esito diverso: ematocrito più basso (sui valori della sera prima, attorno a 46) e piastrine normali.
E fu proprio questo che accadde al Pirata. La sua provetta fu alterata e di conseguenza il valore di ematocrito risultò essere superiore al limite consentito e fu così estromesso dal Giro d'Italia del 1999. 

La ricostruzione dei fatti mostra una strana coincidenza. Fino ad oggi sembrava che nella stanza dell’hotel Touring di Madonna di Campiglio in cui fu effettuato il prelievo di sangue a Pantani fossero in tre: i medici dell’ospedale Sant’Anna di Como, Michelarcangelo Partenope e Eugenio Sala, e l’ispettore Antonio Coccioni.
Le indagini dei carabinieri hanno invece accertato che c’era anche una quarta persona, cui nessuno degli altri presenti, in questi 17 anni, aveva mai fatto cenno. Il commissario Uci, Wim Jeremiasse.
Proprio Jeremiasse, poco dopo aver appreso del risultato del test sul sangue del Pirata, di fronte al suo autista disse: "Il ciclismo è morto".
Peccato non si possa chiedere a Jeremiasse cosa intendesse con quella frase: è misteriosamente scomparso soltanto 8 mesi più tardi, sprofondando con l’auto in un lago austriaco ghiacciato.

Insomma un vero Thriller! 

A questo punto diventa inevitabile partire dai medici che hanno nascosto per così tanto tempo il nome di Jeremiasse.

Perché lo hanno fatto? Cosa è successo in quella stanza? Il loro comportamento e le loro contraddizioni compongono «un inquietante quadro di manipolazioni, omissioni, falsità poste in essere e portate avanti nel tempo», secondo i carabinieri del reparto operativo dei Nas di Roma, che infatti avevano chiesto due volte al Gip (senza ottenere il via libera) di intercettare le loro utenze telefoniche. Intercettazioni che magari avrebbero potuto dimostrare una «attività di costrizione posta in essere a carico di medici e ispettore, costringendoli a eseguire la manipolazione del campione ematico». Legittimando in questo caso l’ipotesi di un’estorsione.

Ancora più anomala è la vicenda delle provette utilizzate per raccogliere i campioni ematici di quella mattina del 5 giugno 1999. Normalmente tali provette vengono utilizzate in modo progressivo ma quella mattina successe qualcosa di strano. 
Per i primi 5 atleti venne rispettato l'ordine delle fiale numerate dalla prima la 11435, alla quinta, la 11439.
Al ciclista successivo a cui fu chiesto di sottoporsi alle analisi, Marco Velo ( compagno di squadra di Pantani alla Mercatone Uno) spetterebbe la provetta numero 11440 ma gli fu assegnata la provetta 11441. 
Successivamente toccherebbe a Pantani, che però era in ritardo e Savoldelli, stufo di aspettare, venne autorizzato ad effettuare il prelievo prima di lui. Il suo sangue andò nella provetta 11442. Quando arrivò Pantani, a lui toccò la 11440. Oltre a non rispettare la progressione numerica, era l’unica provetta con il numero zero. Una particolarità che agli occhi degli inquirenti la rende «inequivocabilmente riconoscibile ». 

A questo punto sembrerebbe chiaro l'andamento di cosa effettivamente accadde quella mattina e l'unica cosa che vien da dire è un grazie a tutte le persone che hanno cercato la verità per tutti questi anni. In primis la mamma (Tonina) e il papà (Paolo) ma anche i vari avvocati, pm, senza dimenticare il giornalista Davide De Zan che con il suo libro ha riacceso i riflettori sulla vicenda. 


Significative le parole della mamma del Pirata  (Tonina Pantani) 
“Finalmente qualcuno e’ riuscito a fare un buon lavoro, dopo tanti anni che cerco e leggo da tutte le parti. Devo ringraziare i ragazzi di Forli’, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignita’, anche se per me non l’ha mai persa. Le parole di questa intercettazione fanno male, e’ una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioe’ che l’avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Pero’ non l’ha mai accettato, non l’ha mai accettato perche’ non era vero. Finalmente la gente ora potra’ dirlo, anche se tanta gente sapeva che l’avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose”.

lunedì 14 marzo 2016

E ora ridate il giro del 1999 a Pantani!


Sono passati 17 anni da quel maledetto 5 giugno 1999 e solo ora esce finalmente la verità. Oggi la Gazzetta dello Sport in quest' articolo racconta cosa effettivamente accadde in quel giro d'Italia 1999 molto molto misterioso. 

In quel giro Pantani stava dominando tutti gli avversari e l'unico modo per non fargli vincere quel giro era estromettendolo dalla corsa. La mattina della penultima tappa di quel 5 giugno, in cui il Pirata probabilmente avrebbe fatto un numero di altri tempi (c'erano da scalare in serie Gavia, Mortirolo e Aprica) Pantani fu fermato.
Da quanto si apprende dalla Procura di Forlì un giro di scommesse di svariati miliardi di lire che la camorra non poteva perdere ha portato a delle minacce al medico che effettuò il prelievo di sangue a Pantani e all'alterazione dei risultati di quella provetta. Pantani infatti fu escluso per un livello di ematocrito di 51,9% contro il 50% che era consentito all'epoca dalle norme dell'UCI. E alterare i risultati era abbastanza semplice (come spiega brillantemente Davide De Zan nel suo libro "Pantani è tornato"). 

Marco Pantani da quel giorno non fu più se stesso, iniziò ad odiare la bicicletta ed iniziò quel processo di depressione che lo portò a trovare rifugio nella cocaina per allontanarsi dalla realtà. Risentendo l'intervista di Marco di quella mattina vengono i brividi e si capisce dalle sue parole che capì di esser stato fregato quel giorno. 



E ora dopo 17 anni viene fuori la verità , dopo che in tanti, in molti hanno gettato fango e merda sul Pirata facendolo cadere in un vortice di emozioni che lo hanno portato alla morte sulla quale ci sono ancora numerose indagini e incertezze. 
Non so come le cose siano andate ma provo tantissima rabbia per quello che è accaduto all'epoca perchè Pantani l'hanno ammazzato quel giorno a Madonna di Campiglio e nessuno potrà ridarcelo indietro. 
Sono sempre stato un grandissimo tifoso di Marco e ho sempre creduto nella sua libertà ed onestà come uomo e come ciclista.
Ora i colpevoli di tali crimini non potranno scontare alcuna pena visto che il caso è finito in prescrizione ma una cosa tutti i giornalisti sportivi dovrebbero farla. Ridare dignità e spessore al più grande campione ciclistico degli ultimi 20 anni e forse al più grande scalatore di tutti i tempi. 
Il giro del 1999 dovrebbe essere assegnato a questo punto a Pantani, perchè in quel giro mise a segno alcune delle vittorie più belle della sua carriera e se avesse corso le ultime 2 tappe avrebbe stravinto quel Giro con oltre 5 minuti sul secondo classificato. 
Pantani è stato l'unico ad avvicinare il grande pubblico al ciclismo perchè lui ci metteva l'anima e il cuore in bici e se dopo tanti anni tutti si ricordano ancora di Lui è perchè era un grandissimo Campione. 
Ciao Marco ora forse potrai finalmente riposare più serenamente da lassù. 

sabato 5 marzo 2016

Cancellara vince per la terza volta le strade bianche

Fabian Cancellara vince la decima edizione della Strade Bianche (176 km), 53 km di strade sterrate divise in 9 settori. Lo svizzero della Trek-Segafredo ha portato l'attacco decisivo negli ultimi 200 metri lasciandosi alle spalle il campione uscente Zdenek Stybar. 

"È un giorno speciale. Alla fine c'era da fare questa lotteria. Sono orgoglioso. C'era Brambilla davanti e dovevo cercare di non fargli prendere troppo vantaggio. Sapevo che la Etixx facevo gioco di squadra. Io ho giocato d'esperienza, ho lottato fino all'arrivo. Stybar è uomo da ciclocross, non si sa mai fino alla fine. Questa è la continuazione dalla prima vittoria" ha detto il 34enne visibilmente emozionato aRaiSport. Ma il 2016 è anche l'ultima stagione di Cancellara prima del ritiro: "Voglio godermi questa vita (da ciclista professionista, ndr) fino alla fine. Voglio fare una bella stagione, perché a fine anno la bici va appesa al chiodo. Ringrazio la mia famiglia, i tifosi. Vincere per la terza volta significa che sono nella storia. L'organizzazione mi deve intitolare uno sterrato. A Siena ho lasciato il segno".

Grazie Spartacus, un'altra vittoria degna del tuo grande talento! 

martedì 11 febbraio 2014

A Marco Pantani


“Il ciclismo mi mancherà certo, ma anche io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo.” (Marco Pantani) 


Sono passati dieci anni dal quel tragico 14 febbraio 2004 ma il ricordo del Pirata è ancora vivo dentro di noi. 



Difficile esprimere le emozioni che le sue imprese hanno lasciato nei cuori degli appassionati delle due ruote ma forse l'affetto dimostrato ancor oggi dai suoi tifosi a 10 anni dalla sua scomparsa può rendere l'idea di chi fosse Pantani per il ciclismo. Vi lascio alcune delle sue foto più belle e più rappresentative della sua carriera. 





Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia (Marco Pantani) 
















In ultimo c'è la bici di Marco, bici che lo ha portato sulle vette più alte del mondo, bici che lo ha aiutato a vincere un Giro e un Tour de France nello stesso anno. Bici che Marco portava in camera la sera perchè lui amava il ciclismo con tutto se stesso e se riusciva a trasmettere con la sua grinta e i suoi attacchi tutta questa passione è perchè la gente lo sapeva. Pantani aveva avvicinato al ciclismo tanta gente che non sapeva nemmeno come funzionassero le gare ma sapeva che quell'uomo da 55 kg avrebbe dato l'anima e tutto il suo cuore per poter vincere una tappa in alta montagna.  


Caro Pirata, anche se sono passati 10 anni, il tuo ricordo vive ancora dentro di noi, ogni volta che pedaliamo su una salita tu pedali con noi e le emozioni che ci hai trasmesso non potremo mai dimenticarle. 

Ciao Marco

  

sabato 3 marzo 2012

"Quando arrivi al limite c'è ancora un altro limite da superare": Fabian Cancellara trionfa alle Strade Bianche



Lo svizzero Fabian Cancellara si aggiudica per la seconda volta dopo il 2008, la Strade Bianche, la corsa nella provincia di Siena con 57 km di sterrato che si conclude a piazza del Campo. Con uno scatto a più di 10 km dall'arrivo Cancellara ha dimostrato ancora una volta tutta la sua classe e l'immenso valore delle sue precedenti vittorie su cui qualche malelingua aveva dubitato. Le dichiarazioni all'arrivo del Campione elvetico sono la vera essenza del ciclismo: 

 "Quando arrivi al limite c'è ancora un altro limite da superare e solo il morale, la forza che riesci a trovare dentro di te ti può aiutare"


Fabian che ha origini italiane ( il nonno e il padre sono della provincia di Potenza) ha dedicato la vittoria allo zio, morto pochi giorni fa. Cancellara ha voluto sottolineare che questa vittoria è dedicata alle cose più care, alla famiglia, dalla quale ormai è costretto a stare lontano mesi e mesi  per gli estenuanti allenamenti, per "essere tranquillo con la coscienza e sapere che hai fatto tutto per essere in forma". La vittoria è anche ai compagni che si sono svenati per te; agli amici, alla squadra "Che ha bisogno di vincere per essere tranquilla e proseguire a vincere ancora".




Arrivo Strade Bianche: 1 Fabian CANCELLARA (SvI, Team Radioshack-Nissan); 2. Maxim Iglinskiy (Kaz, Astana) a 42" 3. Oscar Gatto (Ita, Farnese-Selle Italia) s.t.; 4. Ballan (Ita) a 46"; 5. Van Avermaet (Bel) a 48".


Ecco le foto più spettacolari della corsa tratte dal sito della Gazzetta dello Sport